Trapianto neuronale per sconfiggere il morbo di Parkinson

Proprio come accade per gli esseri umani, le confessioni religiose e le idee, anche nel mondo della malattia esistono metaforici ghetti all’interno dei quali vengono rinchiuse per decenni alcune particolari patologie, ritenute “sconvenienti” o difficili da trattare a livello mediatico per via degli effetti invalidanti che procurano ai pazienti colpiti

Scoperto nel 1813 e uscito dall’alone di indifferenza solo verso la fine del secolo scorso grazie al particolare “coming out” da parte di alcune celebrità, il morbo di Parkinson pare ora destinato ad uscire anche dal novero delle malattie incurabili grazie ad una ricerca messa in atto dal dottor Olle Lindvall e destinata a cambiare per sempre le modalità di approccio alla malattia.

Se, infatti, si è tradizionalmente cercato di intervenire sul Parkinsonattraverso l’impiego di molecole farmacologiche in grado di ritardare o rallentare la degenerazione dei neuroni preposti al controllo delle facoltà motorie, il ricercatore dell’università svedese diLund sta mettendo a punto il primosistema di trapianto neuronale basato sull’impiego di cellule staminali in grado di rimpiazzare quelle danneggiate e di svolgere funzioni del tutto identiche, una volta riprogrammate.

In sostanza, il dottor Lindvall ha scoperto che è possibile allevare intere colture di cellule staminali di tipo embrionale e programmarle per fare loro svolgere le funzioni dei comuni neuroni, andando a rendere possibile una sorta di “trapianto cellulare” finalizzato a riparare i tessuti danneggiati senza controindicazioni o eventuali crisi di rigetto, presenti nel caso di organi complessi.

La sperimentazione condotta sul modello animale ha già prodotto esiti superiori alle aspettative, facendo registrare l’effettiva regressione del morboe la cessazione immediata dell’intero quadro sintomatologico connesso alla malattia ed aprendo la strada alla possibilità di ricorrere a trapianti di cellule per ogni tipologia di malattia neurodegenerativa e per ogni caso in cui una lesione dei tessuti ha compromesso la funzionalità del cervello.

La rivoluzione compiuta dal dottor Lindvall è stata resa possible da un’ampia letteratura medica antecedente che ha mostrato come sia possibile agire sulle cellule staminali embrionali, al fine di produrre in esse un particolare tipo di specializzazione desiderata, sebbene fino ad oggi l’idea di impiegare le staminali per sostituire i neuroni fosse rimasta ancora nel regno delle mere intenzioni.

Se la sperimentazione svedese continuerà a produrre gli esiti sperati è dunque possibile immaginare un futuro prossimo in cui le malattie neurodegenerative rientreranno nella casistica delle patologie guaribili e in cui il tanto temuto morbo di Parkinson tornerà in un nuovo ghetto, questa volta non più culturale e legato a stupidi pregiudizi sociali.

Fonte: emergeilfuturo.it