Il Tai Chi visto da vicino

Io amo questa disciplina!! C’é tutto un mondo dietro, vi dico solo alcuni nomi (quasi sempre di animali) dati ad alcuni esercizi e ve ne innamorerete anche voi… “la tigre abbraccia il cucciolo” , “il drago che sputa la perla” “il leone che gioca con la palla”, “ il serpente che striscia”, “l’orso si gira”, “il cavallo che dorme”. Ma il mio preferito resta “mani come nuvole”… sembra una poesia! Con questi appellativi uno si aspetta chissà che difficoltà nell’esercizio stesso (alcuni lo sono!), ma in linea di massima la bellezza di questa disciplina è che può essere praticata da chiunque proprio per la sua semplicità e armonia e ognuno la esegue a suo modo, come può e come riesce.

A me il Tai Chi ha dato tanto con tre anni di pratica (sono una giovane parkinsoniana di 42 anni e da otto ho il Parkinson) , è riuscito a infondermi calma e pace interiore e di conseguenza il tremore alla mano destra diminuiva notevolmente… non mi sembrava vero!! Sono ripetizioni di esercizi eseguiti con estrema lentezza e la difficoltà sta proprio lì, perché per beneficiare pienamente dei suoi molteplici aspetti positivi il segreto è controllare il corpo in modo fluido e quindi lento, anzi lentissimo perché solo così gli esercizi hanno efficacia e come dice il maestro “non si muove solo l’aria”. E’ veramente una disciplina completa perché si rafforzano i muscoli delle gambe (e con il progredire della disciplina l’esercizio diventa sempre più intensivo essendo da mantener un baricentro basso con le gambe leggermente flesse), migliora la postura, ha un effetto benefico sul sistema nervoso e sulla circolazione, si eliminano le contratture e i blocchi energetici. Per non parlare poi dell’importantissimo beneficio sulla postura e sull’equilibrio perché si eseguono esercizi anche su una sola gamba, poi c’è il così detto “cambio peso” (ora vi spiego meglio). Proprio ultimamente ho fatto una grande scoperta su me stessa: ho avuto di recente i primi episodi di freezing per cui mi bloccavo con i piedi incollati al pavimento e dopo vari episodi in cui non trovavo una soluzione ho finalmente trovato la strategia giusta e devo dire di nuovo grazie al Tai Chi!! E’ proprio grazie alla pratica del cambio peso che ho capito che quando mi blocco con un piede davanti all’altro (come nella posizione del cambio peso) non devo cercare di andare avanti facendo un altro passo perché poi perdo l’equilibrio, ma devo cercare di portare il peso sulla gamba che sta dietro per raccogliere la gamba davanti e portarle alla pari. Sono molto contenta di averlo capito da sola sfruttando questo esercizio. Certo non sono cose che si possono improvvisare; questo assolutamente no! Ci vuole un buon maestro, altrimenti si rischia di avere più danni che benefici perché anziché trarre giovamento per la schiena, le ginocchia e le spalle, se non sono eseguiti correttamente si rischia di peggiorare la situazione.

Io l’ho sempre praticato in un gruppo “normale” dove ero io l’unica ammalata e la cosa mi rendeva orgogliosa perché stavo al passo con gli altri…

E’ un mondo affascinante, infatti il nostro maestro ci spiegava spesso all’inizio le motivazioni di certi esercizi e tutti restavamo a bocca aperta ad ascoltare più che volentieri quelle storie per cercare di capire meglio quella cultura millenaria e lasciarsi trasportare dolcemente da quei racconti.

Vania

Parkinson, test di cura con infusione di cellule fetali nel cervello

Gli scienziati di Cambridge hanno ripreso un metodo che era stato messo a punto negli anni ’90, ma era stato abbandonato, per un errore di calcolo sui tempi, prima di vederne gli eventuali effetti positivi.

Nuove strade per combattere il Parkinson. Un uomo di 55 anni affetto dalla malattia ha ricevuto un’iniezione di cellule cerebrali fetali nel cervello: gli scienziati dell’Università di Cambridge vogliono verificare se, grazie a questo trattamento, il malato possa arrivare a recuperare il pieno controllo dei suoi movimenti entro circa cinque anni. La notizia dello studio è stata pubblicata sul giornale New Scientist. Il protocollo in realtà è vecchio. Era stato lanciato 28 anni fa in Svezia, ma due studi negli Stati Uniti non avevano registrato alcun beneficio significativo nei primi due anni successivi le infusioni e la procedura era stata abbandonata in favore dei trattamenti di stimolazione cerebrale profonda.

Ciò che questi studi avevano trascurato, però, è che alle cellule fetali servono diversi anni per depositarsi e ‘collegarsi’ correttamente al cervello del ricevente. E infatti molti pazienti svedesi e nordamericani sono notevolmente migliorati oltre tre anni dopo gli impianti, ma a quel punto la sperimentazione era già stata interrotta. Le cellule fetali, quando vengono ‘cablate’ correttamente nel cervello, iniziano a produrre dopamina, una sostanza i cui livelli si abbassano molto in presenza di Parkinson, causando l’insorgenza di movimenti incontrollati: ebbene queste cellule, affermano ora gli studiosi, sembrano in grado di produrre tanta dopamina da consentire ipoteticamente a molti pazienti di interrompere l’assunzione di farmaci.

Invece, a causa del fallimento dei primi trial, nessuno ha mai ricevuto un trapianto di cellule cerebrali fetali dal 1990. Il paziente trattato presso l’ospedale Addenbrooke di Cambridge, il 18 maggio scorso, non ha ricevuto un trattamento completo, perché l’equipe di scienziati aveva a disposizione abbastanza cellule solo per il trattamento di una metà del suo cervello. La procedura è legata infatti alle donazioni di cellule fetali fatte da donne alla fine della loro gravidanza, per cui non è facile programmare e portare a termine il trattamento: servono le cellule di almeno 3 feti per trattare metà cervello e per questo motivo già quattro precedenti tentativi di trattare lo stesso paziente sono falliti proprio a causa di mancanza di cellule. Ma gli scienziati di Cambridge sperano di poter trattare l’altra metà del cervello del paziente molto presto. “Se cureremo entrambe le parti, potremmo vedere un primo miglioramento in circa 6 mesi-1 anno”, dicono. Ma i benefici massimi sono previsti in 3-5 anni, e dovrebbero poi durare per oltre un decennio. Il team ha in programma di testare il trattamento su altre 19 persone, tra Cambridge e la Svezia.

Fonte – La Repubblica.it Salute
27-05-2015

Attività riabilitativa in regime convenzionato con il Sistema Sanitario Nazionale

FisioSport Terraglio- Impresa Sociale A.r.l. è entrato in regime di convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale – Ulss 12 per le visite fisiatrice specialistiche e per le attività riabilitative riservate ai pazienti in possesso dei seguenti codici di invalidità:

– 3C1 invalidità al 100%

– 3C2 invalidità compresa fra il 67% e il 99%

– 3C3 minori invalidi

– 046 sclerosi multipla

– 038 parkinson

– 047 sclerosi sistemica progressiva

– 054 spondilite anchilosante

– 006 artrite reumatoide

le modalità per accedere alle prestazioni in regime di convenzione è la seguente:

1) farsi prescrivere la visita fisiatrica dal proprio medico di base (attenzione che sia indicato il codice di esenzione)

2) prenotare la visita fisiatrica presso la Segreteria di Fisiosport Terraglio (chiamando 041-5020154) oppure recandosi personalmente presso lo sportello della sede

3) eseguire la visita con gli specialisti fisiatri del Centro

4) prenotare le terapie prescritte presso la segreteria Fisiosport subito dopo la visita

le categorie di esenzione prevedono che le prestazioni erogate(visite specialistiche e terapie riabilitative) siano eseguite a costo zero per il paziente, essendo a carico del Servizio Sanitario Nazionale – Ulss 12

Fisiosport Via A. Penello,5 Mestre

Tel. 041- 5020154

www.terraglio.com

e-mail info@terraglio.com

Parkinson: in Italia 300mila casi, presto il raddoppio- “Cerchiamo strategie nuove, anche da parte delle istituzioni”

In Italia ci sono circa 300mila persone affette da Malattia di Parkinson, di cui 75mila con meno di 50 anni e 30mila con meno di 40 anni. Tra quindici anni, secondo le stime, “tali numeri saranno raddoppiati: ci sara’ non solo una drammatica situazione sanitaria, ma anche sociale”. A scattare la fotografia della malattia neurodegenerativa nel Paese e’ il vicepresidente della confederazione ‘Parkinson Italia’, Antonino Marra. L’occasione e’ quella della presentazione, nella sede della Regione Abruzzo, a Pescara, del secondo Meeting nazionale delle Associazioni di persone con Parkinson, dal titolo ‘Paziente o cittadino’, che si svolgera’ a Vasto, il 18 e 19 aprile prossimi. Nello storico Palazzo d’Avalos verranno trattati temi che vanno da quelli clinico-scientifici a quelli sociali e di tutela dei diritti, con particolare attenzione al Parkinson giovanile, con tutti i problemi che il fenomeno si porta dietro, dalla famiglia al lavoro, dalle tutele all’assistenza.

Nella due giorni verra’ presentato il progetto del ‘Libro bianco della Malattia di Parkinson’, cioe’ la prima indagine nazionale socio-epidemiologica sulla patologia. Con i luminari del settore e con autorevoli relatori si discutera’, tra le altre cose, del ruolo della rete, con le opportunita’ e i pericoli derivanti dai social network. “Non e’ piu’ un’eccezione che ad ammalarsi siano persone giovani con famiglie o figli piccoli – ha sottolineato Marra – Ci domandiamo tutti a cosa sia dovuto, ma una risposta non si trova e, quindi, neanche una terapia. Cerchiamo strategie nuove, anche da parte delle istituzioni”. Alla presentazione del Meeting nazionale, nella sala Blu della Regione, hanno preso parte, oltre a Marra, l’assessore regionale alla Sanita’, Silvio Paolucci, e il presidente dell’Associazione ‘Azione Parkinson’ onlus di Pescara, Antonio Palazzoli. Soffermandosi sul concetto di “sanita’ del futuro”, Paolucci ha sottolineato che la volonta’ del Meeting e’ quella di “concentrarsi anche sui diritti civili e non solo su quelli sanitari. Se non riformiamo il sistema sanitario delle Regioni – ha detto – avremo sempre piu’ patologie croniche da affrontare. Entro 20 anni, in Abruzzo, ci saranno oltre 400mila anziani con patologie croniche, con un sistema sanitario non in grado di affrontare la sfida”. “Il meeting – ha detto Palazzoli – e’ un’importantissima occasione di incontro e informazione per tutto l’Abruzzo e per il centro-Sud. Contiamo che questo evento sia il punto di partenza e di lancio per tante iniziative locali, di sviluppo delle realta’ associative esistenti e anche di nascita di nuove organizzazioni laddove ancora non ve ne sono”.

Fonte: MeteoWeb.eu, 11 aprile 2015

La biro ARC aiuta i malati di Parkinson a scrivere

Un team di studenti ha progettato una particolare penna equipaggiata con sezioni vibranti, che aiuta i malati di Parkinson a scrivere correttamente. La micrografia è una delle tante conseguenze negative legate al morbo di Parkinson: chi è affetto dalla malattia tende infatti, con il passare del tempo, a scrivere lettere e parole in modo sempre più piccolo, fino a trasformare intere frasi in tratti talvolta incomprensibili. Una soluzione al problema potrebbe essere rappresentata dal progetto portato avanti da un team di studenti del Royal College of Art e dell’Imperial College di Londra.Il dispositivo in questione si chiama ARC ed è una speciale penna equipaggiata con motoriche, vibrando, stimolano in modo mirato alcuni muscoli, così da migliorare il controllo del movimento da parte del paziente. Le sue dimensioni generose, inoltre, rendono più semplice l’impugnatura da parte di chi ha difficoltà a coordinare in modo preciso la posizione delle dita. Ciò che rende ancor più interessante il progetto è la sua origine: il gruppo di studenti ha iniziato a svilupparlo non con la finalità di consentire ai malati di Parkinson una scrittura più agevole, ma con l’obiettivo di far testare a chiunque che tipo di disagio comporta essere affetti dalla patologia. Una notizia che ricorda quella di Liftware, cucchiaio creato da Lift Labs (azienda acquisita da Google) per consentire a chi soffre di Parkinson di tornare ad alimentarsi in modo autonomo, grazie ad un sistema che di fatto elimina le vibrazioni involontarie causate dall’arto. L’approccio utilizzato per ARC potrebbe in futuro essere applicato anche ad altri oggetti di utilizzo quotidiano, come pennelli per il trucco o mouse per il computer. L’obiettivo di queste soluzioni non è quello di combattere il progredire della patologia, bensì di semplificare la vita di coloro che ne soffrono, in attesa che la ricerca in merito alle sindromi neurodegenerative compia un significativo passo in avanti.

Fonte: Webnews 31 marzo 2015

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